Goodbye Schengen

C’era una volta l’Europa senza frontiere

Viaggiando sulle strade d’Europa, dalle più grandi alle più strette e tortuose è facile prima o poi imbattersi in una frontiera e in quello che ne resta. Il più delle volte non ne resta nulla, solo un cartello blu con le stelle gialle, altre volte l’edificio di una dogana abbandonata o le sbarre alzate e in disuso di un antico checkpoint. I confini dismessi dell’Europa unificata sono luoghi unici: esistono ancora, ma non esistono più. Sono degli spettri. Testimoni e simboli di un tempo in cui per spostarsi in questa parte di Terra servivano permessi, documenti e timbri.

Quella che segue è una mostra online, dove ogni scroll della schermata simula l’ingresso in una nuova stanza espositiva, come avviene in una mostra vera e propria. Ciascuna di queste stanze raccoglie le foto e le riflessioni nate attorno alle frontiere attraversate durante una serie di viaggi compiuti in Europa tra il 2010 e il 2019. Si tratta di foto fatte con mezzi diversi: i primi smartphone, una reflex digitale, una macchina a pellicola in bianco e nero. Spesso gli scatti sono stati realizzati sul momento, in corsa, senza neanche scendere, nell’euforia di aver raggiunto la meta successiva, di poter entrare in un nuovo mondo semplicemente passando una linea immaginaria.

Negli ultimi anni, in molti punti di confine, il Trattato di Schengen che aveva sancito la libera circolazione in Europa è stato ripetutamente sospeso e molte frontiere sono tornate a essere “protette”. Non conosciamo il futuro dell’Europa e di Schengen. Però sappiamo che c’è stato un tempo in cui, sulla nostra vespa, abbiamo potuto passare di confine in confine, liberi come il vento.

Francia _ Germania

Calampé - Neuenburg am Rhein

Il passato e il presente scorrono lungo le rive di questo fiume sconfinato e denso che da sempre, tra alterne vicende, divide la Francia dalla Germania. L’Europa è nata qui, tra quei campi battuti dal sole del Nord dove per secoli si sono massacrate le sue genti.
Questa pace che oggi sembra assodata, scontata, inossidabile come il ponte che liberamente collega i due paesi, fu invece un preciso miracolo della geopolitica del ‘900. 

La guerre est finie / der Krieg ist vorbei

Francia _ Germania

Portogallo _ Spagna

Braçais

Come un lungo bastione ai confini occidentali dell’Europa, il Portogallo giace solitario e isolato tra i suoi boschi, l’oceano e il ricordo di un impero colonizzatore e meticcio. Il confine con la Spagna sembra una porta tra due mondi con il vecchio edificio della dogana decrepito e una chiesa abbandonata che ospita famiglie di cicogne. Lasciare il Portogallo significa stranamente rientrare in Europa attraverso una distesa brulla e deserta.

Portogallo _ Spagna

Irlanda _ UK

Derry - Belfast

Le strade di Derry e di Belfast giacciono su un piano inclinato, che non manifesta nessun desiderio di nascondere la propria precarietà. Saranno i murales pieni di armi e di miliziani in passamontagna che spuntano come funghi a ogni angolo, sarà che le città sono divise in quartieri su base etnica e religiosa, sarà che anche il campeggio è recintato con alte cancellate invalicabili e filo spinato.
Tutto qui sa di guerra. Un conflitto latente, attestato su una tregua nervosa, ospite necessario e accettato ma arrivato tra mille difficoltà.
Proviamo, si dissero, ma su un punto però non si potè transigere: via la frontiera tra i due paesi o non se ne fa niente. Così tolsero la frontiera – miracoli di Schengen – e giorno dopo giorno questa versione edulcorata di Irlanda unificata iniziò a funzionare.

Germania _ Polonia

Goerlitz - Zgorzelec

Tetro e bellissimo è il confine tra l’ex Germania orientale e la Polonia. La città di Goerlitz, un tempo in pieno territorio tedesco, è oggi divisa in due dal fiume lungo il quale sorse e che ora fa da frontiera con Zgorzelec, la sua gemella polacca. Qualche vecchietto, palazzi scrostati con le assi alle finestre, strade ricoperte da un selciato che nasconde appena le antiche glorie prussiane.

Sic transit gloria mundi: questo è tutto ciò che resta della porta d’ingresso per il Lebensraum – lo spazio vitale – del Terzo Reich.

Spagna (Euskadi) _ Francia

Irun

Quella lingua incredibile e piena di vocali che si parla nel Paese Basco, l’euskera, ha dato il nome al torrente che nominalmente divide la Spagna dalla Francia. È il Bidasoa che, attraversato da un ponte largo, basso e anonimo svolge l’ingrato compito di separare i baschi francesi da quelli spagnoli. Poche centinaia di metri più in là il fiume termina nel Golfo di Biscaglia che si apre per migliaia di chilometri, da Nantes a La Coruna. 

Il mare, si sa, è difficile da recintare.

Spagna (Euskadi) _ Francia

Germania _ Polonia _ Repubblica Ceca

Zittau

Un confine tra tre stati sembra quasi un perno in cui la stessa definizione di confine sembra perdere ogni senso. Non c’è un di qua e un di là ma c’è solo un altrove rispetto a quel punto sospeso da cui sembra di vedere tutta l’insensatezza di un’identità trattenuta. Le lingue giocano tra loro come gli sguardi che sanno dove guardare e ogni traduzione non ha un originale.

Italia _ Slovenia

Muggia

La periferia è quando le strade non portano da nessuna parte e l’unica direzione da imboccare è quella per tornare indietro, via da lì, di nuovo verso il centro pulsante da cui ci si è improvvidamente allontanati.

Il socialismo reale era a un passo, esotico, eroico, sgangherato. Il mondo era diviso in due e un pezzo di questa riga passava su una delle frontiere italiane. Di qua il “mondo libero” di là la promessa di un modo diverso di vivere. In mezzo i doganieri, come vedette di Berlino Est in versione provinciale e bonaria, a chiudere la porta d’ingresso alla Repubblica Socialista di Jugoslavia. 

Poi il crollo, la guerra, la dissoluzione, l’Europa, l’Euro. L’apertura della frontiera.

Oggi ci trovi una stele di marmo con la scritta Regno d’Italia che nessuno ha sentito il bisogno di rimuovere e qualche triestino che compra le sigarette al tabacchi sloveno. 

E il mondo, come è evidente a chiunque, è tutto libero.

UK _ Francia

Dover - Calais

I porti sono dogane solitarie capaci della più aperta accoglienza e della peggiore esclusione. Sono luoghi tragici, privi di sfumature eppure meticci per eccellenza. Alle spalle le imponenti white cliffs di Dover, di fronte le dolci colline di Calais. Qui, qualche anno dopo il nostro passaggio, sarebbe sorta la jungle, il campo base dei migranti ammassati alla porta d’ingresso per la Gran Bretagna.

Spagna _ Portogallo

Valença

Quando un fiume fa da confine lo attraversi su un ponte. Questa dialettica tra i ponti e le frontiere è una cosa tanto eccitante quanto buffa: separare per unire, unire per separare. Il ponte come un tunnel spazio-temporale a doppio senso di marcia ti catapulta sull’altra sponda in un gioco di terre di confine che quasi si quadruplica. Di fronte il Portogallo ti accoglie con un sorriso sornione: qui finisce l’Europa, qui l’Europa salpò oltre se stessa.

Spagna _ Portogallo

Ex RDT _ Ex DDR

Burgstein

Di qua l’occidente, di là l’Unione sovietica spinta fino nel cuore dell’Europa. Su una strada dall’asfalto rovinato dalle stagioni e dai tir un piccolo cartello marrone, di quelli che indicano luoghi di interesse turistico storico e artistico, ricorda quella vecchia frontiera che non c’è più e che ancora pulsa. Pulsa nella memoria dell’Europa, negli assetti politici ed economici, nelle dinamiche sociali della Germania. In quel punto insignificante fino a pochi anni fa c’erano soldati con uniformi diverse a difendere ad ogni costo due diverse concezioni di qualcosa che veniva chiamata libertà. La posta in gioco sembrava alta. Alla fine dei conti non ha vinto nessuno.

Ex RDT _ Ex DDR