Mostra Roma – Belfast 2012
Le foto raccolte in questa galleria sono state scattate con due macchine a pellicola degli anni ’70 e ’80, durante il viaggio che nel 2012 ci condusse fino in Irlanda. Nei nostri futuristici laboratori abbiamo curato lo sviluppo e la stampa su carta.
Achill Island
19° giorno di viaggioL’Europa finisce con scogliere alte e verdi a picco sull’Oceano, infuriato insieme al vento che viaggia a 60 chilometri orari. Proprio come noi. Ma lui è incredibilmente più forte.
Ai confini occidentali del vecchio continente, l’Occidente si sospende, e chissà dove ricomincia. In una terra di frontiera, che confina con l’infinito puoi solo sentire un placido terrore oppure un’irruenta dolcezza. O entrambe, contemporaneamente.
Camargue
40° giorno di viaggioLa Camargue è polverosa, come un romanzo troppo romantico ma troppo spietato. Il vento soffia forte e c’è da sfidarlo, lungo quella strada che si srotola pianeggiante verso l’orizzonte spalancato, e che taglia a metà distese di sabbia rossa e fertile, dove cresce la vite piena di grappoli rosa, come i fenicotteri e come il vin de sable.
L’odore acre della palude e della frutta sotto al sole per tante ore, nelle botteghe di legno sul ciglio della strada, si mescolano in uno spugnoso aroma di zucchero fermentato, quello che ha reso tanto nero il sorriso della donna gentile che ci offre un bicchiere di vino insieme al piccolo melone che abbiamo comprato.
In Camargue ci sono gli zingari. Zingari francesi. Come quelli dei libri e dei film. Che vanno senza sella sui cavalli bianchi, che suonano ovunque, che hanno i denti tutti neri e qualcuno d’oro zecchino. C’è Santa Sara, la madonna negra, ornata di pizzi, stoffe colorate e gioielli e corone e candele e campanelli. E protegge i viaggiatori.
Roscoff
8° giorno di viaggioProprio sul finire della leggendaria Bretagna, dietro una curva accompagnata dai campi, c’è l’Oceano; quel mare eterno e incommensurabile che occupa buona parte della biglia su cui siamo nati. Sulle stradine del porto, affollati di turisti con una vita negli occhi, si aprivano degli scorci di blu improvviso, come la marea che copre intere baie in una manciata di minuti.
Achill Island
19° giorno di viaggioDov’eri quando venni qui, la prima volta, tanti secoli fa? Forse tra i grumi d’erba, forse nello sguardo degli animali o tra le onde. Oltre le distese di torba.
Pont Du Gard
38° giorno di viaggioLo Spirito delle Leggi conteneva qualche ingenua verità. La più solida era quella in cui si indagava il rapporto tra il clima e l’indole delle genti, anticipando certi determinismi più in voga nei secoli successivi. Però il Sud, quando torna dopo settimane di sole pallido e imbarazzato, sembra una bestia ruggente, che si apre alla terra secca e all’alloro, alle divinità pagane passate di là quando la tua città era la più grande. Come l’odore della resina in certe pinete che ci sono da noi.
Belfast
24° giorno di viaggioProprio all’ingresso del quartiere cattolico c’è ancora il grattacielo snello e grigio dove i cecchini inglesi passavano i pomeriggi a scrutare, investigare, inquisire gli operai rossicci sotto di loro. Trent’anni di faida sono tutti là. Filo spinato al posto delle siepi, inferriate massicce prima dei vetri delle case, armi e passamontagna disegnati sui muri, ben più convincenti dei nostri cartelloni pubblicitari. Le celebrazioni per i cento anni dal varo del Titanic, costruito nei cantieri navali della città, fanno a cazzotti con l’aria che si respira che sa di benzina e di cerini che si accendono.
Parigi
33° giorno di viaggioL’incedere della vespa è scandito dal ritmico susseguirsi della segnaletica sull’asfalto. Vai sufficientemente lento per accorgerti dei dettagli che stanno sulla strada e sentire il suo rumore mentre lo calpesti, mentre stai su un’orologio con le ruote al posto delle lancette.
Roundstone
17° giorno di viaggioIl Connemara esiste da sempre. L’aria che si respira lassù sembra quella di un quadro, una gigantesca teca verde e azzurra che si edificò da sè all’inizio della Terra. Così il vento sembra un pettine gigantesco che passa sulla testa del mondo, un mondo giovane e vergine. Molto, molto prima dei disastri.
Calais
30° giorno di viaggioLe scogliere di Dover alle spalle, negli occhi di nuovo la Francia, scandita dalle rotoballe di fieno lasciate ad asciugare. Dietro la curva si apre un paesaggio che comincia a ricordarci casa, che sembra più vicino, che ci porterà a Sud. Così tanto a Sud che discutiamo se non fosse il caso di passare per la Spagna. La strada ha una sua razionalità che nessuna cartina geografica potrà mai davvero interpretare.
Achill Island
19° giorno di viaggioChe poi qui la mano umana ci prova a costruire qualcosa con la propria razionalità, o almeno con i bisogni che la razionalizzazione umana ha pensato per il mondo. I risultati sono, a volte mostruosi, altre volte un po’ buffi e con un nonsoché di tenerezza.
Londra
27° giorno di viaggioLa Città di quando eri bambino scompare a volte sotto la torri abbattute da Conrad. Al posto dei sogni ci sono telecamere a circuito chiuso, al posto della libertà pura c’è quella “custodita” dalle armi e dalle leggi non scritte che regolano la sua umanità meticcia. Una strana senzazione che ti spinge a guardarti le spalle e ti ricorda che ovunque tu sia c’è qualcuno che ti sta guardando. Via. A Sud.
Nantes
6° giorno di viaggioLa lingua è l’unica frontiera realmente esistente. È ciò che forgia le nazioni e gli dona un significato. Il resto è un’invenzione per fare le guerre e derubare le masse. Il suono di qualcuno che ti saluta in italiano quando sei lontano da casa ha una dolcezza primitiva, che sgorga da qualche sorgente sotterranea.
Roscoff
8° giorno di viaggioQuesto porto un po’ fiabesco, un po’ decadente, che ribalta i punti cardinali e il Sud è il Nord e il Nord è il Sud. Il sole non tramonta mai e il tempo è scandito dalla marea. I gabbiani ne sono le sentinelle attente, che controllano i pescherecci, i tavoli delle friteries e il pontile che scompare nel mare. Al di là c’è la Cornovaglia, qualcuno sta tornando, noi stiamo per andarci.
Dublino
15° giorno di viaggioLa periferia Sud di Dublino splende nel suo degrado composto, tra i suoi ragazzini urlanti e i palazzoni bianchi che affondano nei prati verdissimi, quasi fuori posto. Le gente è gentile e sorridente, probabilmente impoverita dagli ultimi fatti ma capace di rispolverare quella nobiltà proletaria che da sempre scolpisce l’isola.