I birrai comunardi di Vecchiano

Vecchiano. 2 Settembre 2013.

Il superamento del nostro stato di consumatori – stato di minorità – può avvenire solo uscendo dall’individualismo a cui siamo stati spinti. L’uscita da questo individualismo si ottiene ricostruendo degli strumenti collettivi, degli elementi collettivi. I ragazzi che abbiamo conosciuto oggi si muovono probabilmente in questa direzione: hanno deciso di abitare assieme nello stesso appartamento e di produrre birra artigianale, vivendo anche grazie all’orto che coltivano. Qualcosa che ricorda una comune in cui i meccanismi che ne regolano l’armonia sembrano essere il frutto della voglia di stare assieme, di costruire qualcosa al fianco di altre persone. L’hanno chiamato “la staffetta” proprio per questo: “dove qualcuno deve fermarsi arriva sempre quello dopo a raccogliere il testimone”.  è un Circolo Arci .

Matteo e Davide hanno 26 anni e sono laureati in ingegneria delle biotecnologie. Si sono conosciuti proprio all’Università e un giorno hanno iniziato a fare la birra a casa, per divertimento.

Pare fosse particolarmente buona.

Quando una cosa ti viene bene, tendenzialmente, inizi a proiettarti in avanti, a immaginare come potresti dargli un senso. Fatto sta che hanno iniziato a immaginare la stessa cosa, assieme, e si sono messi sotto. In un anno di convivenza e di prove di coltivazione del luppolo, di preparazione della birra, di autoproduzione degli strumenti di comunicazione, nonché di migliorie all’orto, hanno imparato, dicono, l’equivalente di svariati master, postlaurea e corsi vari.

In effetti la cosa che più stupisce parlando con loro è l’unione quasi simbiotica tra competenza e curiosità. Hanno imparato tanto, ma al tempo stesso pensano, immaginano, provano, scoprono. Sanno quello che fanno, ma vorrebbero sapere ancora di più.

La loro produzione di birra, oggi, vive nel mondo informale dei GAS e sul passaparola nei dintorni. Le birre, va detto, sono davvero ottime. Nettamente migliori di quelle prodotte industrialmente. Oggi iniziano a ragionare un po’ più in grande per trasformare questa passione in un lavoro. Stanno preparando le etichette per la prima produzione ufficiale e immaginano un modo per unire alla birra le loro passioni: lo sport, la musica, la cultura. La birra buona e fatta da loro come fattore di aggregazione per sè e per il posto in cui vivono, creandoci attorno eventi, incontri, attività legate al paesaggio. Mica male come idea.

Hanno consapevolezza, competenza, studio, territorio, terra e slancio utopico. Tutto a 26 anni.

Brindiamo doverosamente alla loro salute!

  • tracciato tirrenico
  • Toscana
  • 2° giorno di viaggio

I birrai comunardi di Vecchiano

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