La Bottega Solidale del Porto Antico di Genova

Genova. 4 Settembre 2013.

Rivedremo Genova a Palermo e a Napoli, così come l’abbiamo vista a Livorno e la incontrammo a Marsiglia e Barcellona, nel viaggio per Donostia di qualche tempo fa. I Grandi porti antichi del mediterraneo parlano lingue diverse ma lo stesso dialetto: quello del mare, che ne ha scolpito il volto e l’indole degli abitanti. Un’intuizione che De Andrè, che qui è oggi ancor più presente, trasformò in uno dei primissimi dischi di musica “folk” realizzando la leggendaria traversata di quello che fu il “mare nostrum” assieme a Pagani. Ne nacque, appunto, Creuza de ma.

In effetti sono proprio i dischi del poeta anarchico che colpiscono quando entriamo nella bellissima bottega situata proprio nel porto antico, “realizzato” (ossia pedonalizzato) vent’anni fa per le celebrazioni dei 500 anni dalla scoperta dell’America. “E’ il progetto realizzato con la Fondazione De Andrè con i detenuti del carcere di Marassi”, ci spiegano. Parecchie le adesioni, non solo “postume”: Carmen Consoli, Battiato, Bandabardò, Capossela. Sotto i dischi, in effetti, c’è un tripudio di belle magliette con delle grafiche molto carine e alcune frasi di questi artisti. “Il cotone viene dalla filiera equa e solidale del Bangladesh e i detenuti lavorano in piena sicurezza, in un laboratorio serigrafico costruito per l’occasione”, ci spiega Laura, responsabile del progetto. La mente va alle magliette del mitico Rebibbia Jail Cooperative, che negli anni ’90 vendeva alle bancarelle di Porta Portese cose del tipo “‘cca niusciuno è fesso” con faccia di Totò. Altri tempi, altra fattura, sicuramente.

Bella la Bottega di Genova. Ampia, luminosa, allestita con molta cura. Oggettivamente diversa dalle realtà analoghe che tante volte abbiamo incontrato. La sensazione è che qui si stia provando il “salto” verso un tipo di struttura pronta a confrontarsi con tipologie di negozi aperti ad un pubblico numeroso, non preselezionato, che capita dentro per caso, perché il porto antico è una zona dove i genovesi vanno a passeggiare. Insomma, diciamolo, qua stanno scommettendo su un modello di distribuzione dell’equo e solidale con numeri più consistenti. “Compromessi”? Chiediamo a Cristiano, Gran Maestro della Bottega e socio della prima ora. “in realtà no”, ci spiega. Esistono dal 1990, hanno 1000 soci e 100 volontari. Sono grandi numeri sedimentati nei decenni. Quello che serve per potersi costruire un bel trampolino di lancio e “approdare” al porto antico. La prima sede era “in fondo a un stradina, in salita e a senso unico”. Aaah ecco!

In effetti nulla sembra snaturato. Solo più grande e più luminoso. Sarà che al porto c’è luce, sarà che il locale ha appena quattro mesi ed è tutto tirato a lucido, però i contenuti sono quelli. Cambia un po’ il contenitore e la gittata di cui dispone, ma i ragazzi sono riusciti a mantenere in pieno tutto il patrimonio e gli strumenti comunicativi dell’equo e solidale.

Usciamo dal negozio e vediamo l’edificio del blasonato Eataly, a pochi passi da dove avevamo accavallettato la Vespa, munita di permesso speciale per l’area riservata (ma pensa te!). Poi il mitico acquario, le barche sulla darsena e i vicoli stretti che portano al Duomo e ai palazzi signorili della città vecchia. E’ la prima volta, in effetti, che incontriamo l’equo e solidale in un contesto simile. Buona fortuna!

  • tracciato tirrenico
  • Liguria
  • 4° giorno di viaggio

La Bottega Solidale del Porto Antico di Genova

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