Ravenna città attiva
Entriamo in città percorrendo l’ultimo tratto della Statale Romea, con cui abbiamo lasciato un Veneto dal cielo livido. L’aria della Romagna è subito diversa: calda, profumata, limpida. Ravenna ci preannuncia con pochi semplici gesti quello che ci aspetta: una tappa ricca di buone energie.
A due passi dalla stazione incontriamo Miria e gli altri ragazzi di Città Attiva, il polo culturale attorno a cui ruota l’ecosistema di progetti e iniziative che stiamo per scoprire. Gli spazi sono stati concessi dal comune qualche anno fa, con l’intento di eliminare il tipico degrado che può crescere attorno alla ferrovia, portandoci invece cittadini e attivisti con le loro idee. Funziona meglio delle ronde e delle telecamere a circuito chiuso, pare.
In effetti sotto il porticato c’è tutto un via vai di persone di ogni età e latitudine che armeggiano attorno a tavolini pieni di oggetti, con in mano dei pezzetti di legno. Non si tratta di un dubbio flash mob (ammesso che ne esistano di meno dubbi) ma della potentissima Fiera del Baratto. Veniamo accerchiati dai Ciceroni del posto che in poche battute ci spiegano di che si tratta. Stefania, infatti, guidandoci in quel microcosmo colorato, entusiasta e senza dubbio con un carisma fuori dal comune, ci racconta il funzionamento di una realtà pioneristica e inimmaginabile per i nostri tempi. In sostanza ognuno può portare degli oggetti che non usa alla Fiera. Alla “banca” viene dato un gettone (un pezzetto di legno timbrato) per ogni pezzo e con il bottino ottenuto è poi possibile fare acquisti scegliendo tra gli articoli esposti tra i banchi.Ma è possibile anche barattare direttamente gli oggetti, senza passare per i gettoni. Ecco cosa faceva tutta quella gente attorno ai tavoli: scambiava oggetti tra loro, oppure utilizzando una moneta temporanea. Abbiamo provato un certo stupore, coscienti di trovarci di fronte ad una pratica per certi aspetti rivoluzionaria che si risolve, poi, nella sospensione del valore del denaro e nel ripristino di quello dello scambio. Esemplificativo è la vicenda che ci hanno raccontato di quel signore che ha scambiato una TV al plasma che non gli era di nessuna utilità con una serie di scarpe. Un gettone qua, un gettone là e le cose altrimenti inutili girano, vanno nei posti giusti e creano relazioni. Se poi uno porta un vestito un po’ rotto o non completamente utilizzabile non c’è problema: interviene seduta stante il laboratorio di reciclo creativo che ha il compito di costruire oggetti con gli scarti degli oggetti. E sono bravissimi, attorno al loro tavolino, armati di forbici, ago e filo.
Uno stuolo di volontari, poi, organizza e segue l’evento, ricevendo un tot di gettoni per ora di lavoro. In quel momento si stava preparando la sfilata del laboratorio, da far passare sotto il porticato per mostrare i lavori realizzati.
Al centro dell’idea non c’è solo un lavoro sociale e di recupero del degrado di una zona difficile della città, ma c’è un chiaro intento di rieducazione di tutti i cittadini al valore delle cose, che passa dalla storia degli oggetti, dalla loro utilità, dalla loro trasformazione continua in qualcos’altro.
La sensazione di essere finiti su un altro pianeta ha iniziato a farsi strada. Tutto funzionava troppo bene. L’improvviso temporale ci ha ricordato di essere invece sulla Terra, dove generalmente, a Settembre, può piovere. E la pioggia su due vespisti è una rogna!
Non c’è problema, però: subito infilati in una macchina immediatamente spuntata dal nulla ci siamo diretti verso l’altro cardine della Ravenna che visitiamo: la locale bottega del Commercio Equo e solidale, che comincia ad essere un must di buona parte delle nostre soste.
Ecco finalmente una bottega del tipo che conosciamo noi! Un po’ periferica, un po’ scura, curata con tanto amore e fatica. “Oh! – diciamo – noi le botteghe le ricordiamo così, un po’ sfigate!”. Il tempo di proferire le nostre nostalgiche esternazioni e Valeria ci spiega che è in programma uno spostamento in centro, con dei locali più belli e più ampli. Prendiamo così atto che l’equo e solidale nel Nord Italia è ormai diventata una realtà effettivamente solida, pronta al passaggio nelle vie affollate. Il “trend” non lascia spazio ai dubbi!
Altro aspetto interessante che trova conferma è l’interesse per l’abbigliamento. Qui a Ravenna hanno messo in piedi un progetto con una cooperativa di donne del Madagascar che realizza capi con un tipo particolare di seta e permette loro, così, di mantenere un aspetto dell’artigianato che altrimenti soccomberebbe sotto la concorrenza dei capi di abbigliamento prodotti industrialmente in Cina o in India.
Inutile dire che la rete dei Gas cittadina è sviluppatissima, al punto che il Gruppo ha recentemente dovuto dividersi in due per il numero dei partecipanti, non più gestibile da un solo nucleo di organizzatori.
Il modo di ripensare il tessuto sociale su più fronti, che c’è a Ravenna, è allegro e partecipato: l’energia è contagiosa e non si puó fare a meno di goderne in tutte le sue declinazioni. Qualcosa nell’indole di questa gente sembra spingere gli uni verso gli altri, in una forma di simbiosi umana che non abbiamo incontrato altrove. Non con questa naturalezza, almeno. Non é un caso che un secolo fa, proprio in queste terre, nacque uno dei più grandi esperimenti di democrazia del lavoro di sempre: il movimento delle leghe contadine.
- tracciato orientale
- Emilia Romagna
- 15° giorno di viaggio
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