La strega di Cagliari

Casteddu. 13 Ottobre 2013.

La nave che ci avrebbe portati da Napoli fino in Sardegna, ha chiuso il ponte di imbarco alle 19 precise. La traversata è piuttosto difficoltosa e insonne, trascorsa nel tentativo di addormentarci sulle poltrone del bar, mentre quattro televisori ci circondavano sintonizzati tutti sullo stesso canale a tutto volume. Lontanissima era la televisione. A stento capivamo cosa dicevano quelle facce fluorescenti.

Alle prime luci dell’alba veniamo svegliati dai vari movimenti attorno a noi, dall’apertura del bar e di nuovo dagli schermi e dall’altoparlante che annuncia l’arrivo a Cagliari. Appena scesi sul molo quello che più colpisce è l’aspetto savoiardo del lungomare e il clima a tutti gli effetti estivo, seppur in Ottobre inoltrato.

Ad attenderci lì c’è Carla, amica di vecchia data, conosciuta durante gli anni di università a Roma e che oggi è tornata nella città che le ha dato i natali.

Carla è una donna elegante e forte, che mette sempre passione e fiducia e soprattutto lealtà nei progetti che porta avanti. Appartiene alla generazione dei trentenni di oggi, che è chiamata a smarcarsi da accuse di cui non ha colpe e che, senza nessun aiuto istituzionale, culturale e spesso economico deve reinventarsi un modo per fare le cose.

Dopo aver studiato Cinema a Roma ed essendosi scontrata con l’aspetto più regimentato di quell’ambiente, Carla ha scelto di portare avanti la sua arte attraverso il canale alternativo del web, dando vita a uno dei vlog più interessanti e seguiti in circolazione che si chiama “Gesù vlog”. Il progetto è quello di far parlare dei più dibattuti temi di attualità un attore che interpreta la figura di Gesù di Nazareth, con una sottile ironia e un’enorme profondità, senza alcuna irriverenza spicciola.

Carla ci racconta di tutto questo mentre passeggiamo per le vie di uno dei quartieri più suggestivi di Cagliari, percorso da vicoletti pieni di piante e fiori, coltivati dai condomini dei palazzi o dai negozianti: “Questa zona si sta sviluppando come un quartiere degli artisti, ma si trovano anche negozi di lusso. Insomma, diciamo che l’aspetto positivo sta nel fatto che non finge di essere popolare e fricchettone ma si dichiara apertamente trasversale”. Discutiamo a lungo sulle modalità contemporanee di accaparrarsi l’estetica di certi movimenti e riproporle come mode per fare cassa o nella creazione di vere e proprie sottoculture facilmente gestibili e Carla ci fa notare che in quel quartiere una simile operazione è apertamente dichiarata, e questo ti mette senza dubbio nella possibilità di scegliere se frequentarne i locali, gli esercizi commerciali e la via principale per lo “struscio”. Praticamente, il senso è che il tentativo di sfruttare un quartiere di una città per chiudere in un microcosmo una sottocultura, lì non c’è.

Questo è uno dei motivi per i quali ha scelto di aprire il suo locale “Le Streghe” proprio in uno di quei vicoli, in cui proporre un’offerta culturale quotidiana. “Vorrei arrivare anche a tre spettacoli al giorno”, ci racconta, “utilizzando il locale anche come spazio per dare voce alle parole che altrove non sono riuscita a esprimere”. Tornati a casa, poco distante da Cagliari e al termine delle ampie e familiari saline dove incontriamo nuovamente i fenicotteri, ci racconta di come sia rinata tornando a casa. “Chi non ha la possibilità di lasciare la Sardegna resta sempre con il dubbio che nel Continente ci sia tutto quello che manca qui”. Lei invece ha vissuto a Roma per dieci anni e ha conosciuto tutte le difficoltà, tutte le conseguenze dell’esilio; ma ha anche affilato i suoi strumenti, imparato tanto e preparato il suo ritorno, proprio un attimo prima di “spegnersi”, come ci dice lei stessa. E pensiamo così a tanti amici del Sud che hanno fatto o stanno facendo lo stesso percorso, spesso abbandonando le stanzette affittate a usura e tornando nei posti dove sono nati dove ora, finalmente, potranno costruire la loro storia, frutto delle loro esperienze, dentro la loro terra. “La terra”, ci dice infatti Carla, “in fin dei conti non è un legame strettamente fisico, ma ha più a che vedere con un’implicazione a livello culturale, linguistico”. Probabilmente ha ragione. Spetta alle ragazze e ai ragazzi come lei dimostrare se questo finalmente cesserà di essere un limite per diventare un punto di forza.

  • tracciato sardo
  • Sardegna
  • 42° giorno di viaggio

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